“Credo sia giunto il momento di prendere in carico la realtà di Vicofao da parte dell’intera diocesi offrendo accompagnamento a singoli immigrati o a piccoli gruppi secondo un modello che risulta ad oggi il più efficace, quello cioè di un accompagnamento diffuso nei territori”.
E' un passaggio della lettera che il Vescovo di Pistoia Fausto Tardelli ha rivolto a tutti i presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici della Diocesi.
Un “Appello alla Diocesi per l’accompagnamento dei fratelli immigrati”, come lo ha chiamato lo stesso Monsignor Tardelli, diviso in quattro punti e certamente destinato a non passare inosservato.
In primis, l’impegno per gli italiani, a cui sono rivolti – sottilinea il Vescovo - il 50% dei contatti dei centri di ascolto Caritas, a cui però affiancare un maggior impegno per i migranti, seguendo il Vangelo: “Ero straniero e mi avete accolto”.
Punto due, parole di dura critica rispetto alle lacune delle istituzioni. “Ci troviamo a fare supplenza – scrive il Vescovo – nei confronti di uno stato, di amministrazioni locali ma anche internazionali a cui competerebbe la risoluzione del problema migratorio… la mancanza di risposte adeguate da parte delle istituzioni contribuisce al disagio sociale che stiamo sperimentando”.
Punto tre, Don Massimo Biancalani e l’esperienza di Vicofaro. L’appello è a tutte le componenti della Diocesi di farsene carico “condividendo – scrive Monsignor Tardelli - l’impegno portato avanti in questi anni da Don Massimo e facendo anche in modo che la parrocchia possa avere a disposizione gli spazi necessari alla pastorale ordinaria”.
Il Vescovo non tralascia di citare i residenti ai quali esprime la sua comprensione per il disagio provato negli anni.
Al punto quarto e ultimo, la richiesta di volontari e le rassicurazioni per un accompagnamento “di buon livello”, “custodito e sostenuto economicamente”, non volendo – scrive – affidare gli immigrati a cooperative, ma intendendo accoglierli nelle comunità perché queste – aggiunge - siano per loro come famiglie.
Marta Quilici