Vivere e lavorare in montagna è possibile. E la Regione sostiene chi prova a rimettere insieme le attività economiche sfilacciate di territori oggi marginali, spopolatisi negli anni, e chi allo stesso tempo offrirà magari servizi o si prenderà cura dell’ambiente.
Con la stessa delibera, licenziata nei giorni scorsi su proposta dall’assessore all’economia per dare attuazione alla legge regionale sui “Custodi della montagna” approvata dal consiglio regionale lo scorso marzo, la giunta regionale ha così deciso di pubblicare un bando per sostenere l’avvio o la riorganizzazione di attività di piccole, medie e micro imprese nei comuni montani, sopra i cinquecento metri, ma anche, contemporaneamente, di promuovere la firma di patti di comunità negli stessi territori, tra i Comuni e le imprese che vi operano, per la manutenzione de boschi e della biodiversità e produttività.
Il bando uscirà a settembre 2022 e interessa le imprese di qualsiasi settore economico. Di ciascuna azienda prima di tutto sarà verificata l’affidabilità economica: l’obiettivo è finanziare chi sarà poi capace di reggersi sulle proprie gambe. Tutte le richieste saranno ordinate dando precedenza alla localizzazione in comuni con disagio, alle aziende che operano in centri abitati dove più basso è il numero di attività produttive, a chi fa commercio al dettaglio e alle imprese guidate in maggioranza da persone con meno di quaranta anni.
Il contributo è di 5000 euro all’anno, per cinque anni, per impresa: l’aiuto si potrà naturalmente cumulare con altri sostegni, come quelli ad esempio destinati alle cooperative di comunità. Anche quest’ultime, in quanto imprese, potranno infatti partecipare e i finanziamenti a loro riservati dal 2018 perseguono lo stesso scopo: ripopolare aree abbandonate e riattivarne l’economia, grazie a volte anche ai vantaggi offerti dalla banda larga e connessioni veloci ad internet per il lavoro a distanza.
Stilato l’elenco, al massimo potranno essere finanziate tre imprese per comune, salvo poi scorrere la graduatoria nel caso di risorse residue (o nuove) disponibili.
Se l’azienda stipulerà un patto di comunità con il Comune - previsto anche questo dalla legge dello scorso marzo - il contributo crescerà del 20 per cento e potrà dunque arrivare a seimila euro l’anno. Il patto di comunità per la cura dei boschi potrà comunque essere firmato anche da imprese agricole o micro e piccole imprese artigianali e commerciali che non hanno partecipato al bando o non hanno beneficiato dei contributi : in tal caso sono previsti 15 mila euro di sostegno, spalmati sempre in cinque anni.