Al circolo arci di capostrada è stato presentato Quelli del Samarkanda” , un libro scritto a ventisei mani, testimonianza di un lavoro collettivo. Ma è soprattutto l’affresco di vita di un paio di generazioni dipinto da alcuni di coloro che animarono quello spazio del Villaggio Belvedere negli anni ‘80 fino agli inizi del 2000 e che ha lasciato una traccia profonda nel costume della città. Per quei tempi, fu una idea rivoluzionaria.
Sotto la forte spinta di un gruppo di giovani, quello che si vuole costruire è un luogo “diverso” dalle tradizionali Case del popolo e “oltre” la consueta sezione di partito. Vuole essere uno spazio aperto a tutte e a tutti; nel quale ognuno possa sentirsi a proprio agio e libero di esprimere le proprie convinzioni.