Il problema dei cattivi odori, spesso legati alla prossimità tra aree residenziali e zone industriali o artigianali, è una delle criticità ambientali più frequentemente segnalate in Toscana, acuito dall’espansione urbana che, nel tempo, ha avvicinato le abitazioni a siti produttivi originariamente isolati. Non tutti i cattivi odori sono collegabili a rischi tossicologici ma le molestie olfattive incidono negativamente sulla qualità della vita delle persone interessate.
Per combattere queste “maleodoranze”… l’Arpat (l’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana) si è dotata del “naso elettronico”.
Lo strumento aspirando l’aria è in grado di rilevare in tempo reale, grazie alle sue peculiarità tecniche, la cosiddetta “impronta odorigena”, ovvero il mix di sostanze responsabili dei cattivi odori, permettendo di identificare rapidamente la fonte dell’emissione.
“Il sistema – si legge nella nota della Regione – non solo renderà più efficiente il lavoro degli operatori Arpat, ma fornirà dati oggettivi che potranno essere utilizzati per aggiornare le autorizzazioni ambientali già rilasciate o, in caso di necessità, per modificare quelle esistenti, con prescrizioni più stringenti per le aziende che producono odori molesti”.
Superata una determinata soglia di intensità olfattiva, il dispositivo attiva automaticamente un campionatore, accessorio, che raccoglie l’aria in apposite sacche. Queste vengono, poi, analizzate in laboratorio da un gruppo selezionato di persone, che, con un olfattometro dinamico, quantificano le sostanze odorigene presenti nelle sacche. La Norma UNI EN 13725 stabilisce che l’impatto odorigeno è valutato in base ai dati di concentrazione di odore espressi in unità odorimetriche o olfattometriche al metro cubo (ouE/m3) che rappresentano il numero di diluizioni necessarie affinché il 50% degli esaminatori non avverta più l’odore del campione analizzato. Infine, un sistema di hardware e software gestisce e elabora tutti i dati raccolti.
Attualmente, il naso elettronico è stato addestrato per riconoscere la miscela di sostanze emesse (profilo olfattivo) durante la produzione di conglomerati bituminosi ed asfalti, ma l’obiettivo è quello di espandere progressivamente la sua capacità di riconoscere profili olfattivi provenienti da differenti impianti produttivi (ad esempio: discariche, impianti di trattamento rifiuti, impianti di compostaggio, raffinerie, impianti di trattamento acque, depuratori e molti altri impianti industriali).
Grazie a questo strumento saranno superati i limiti delle indagini tradizionali, spesso lunghe e complesse, e potrà essere offerta una risposta più rapida e precisa alle segnalazioni dei cittadini. Con l’attivazione di una Web-App per le segnalazioni degli odori si chiuderà il cerchio, dando ai cittadini la possibilità di attivare in modo semplice il monitoraggio delle maleodoranze e allo stesso tempo rafforzando la coscienza collettiva sulla necessità di una maggiore e più partecipata protezione dell’ambiente.
In Italia, sono carenti le indicazioni precise per affrontare il problema degli odori, piuttosto complesso. Questa mancanza ha reso difficile per chi controlla l’ambiente capire bene quanto gli odori influenzano la qualità dell’aria, sia dal punto di vista della quantità che della qualità. Fino a poco tempo fa, le uniche regole a riguardo erano due articoli: art. 844 del codice civile (Immissioni) e art. 674 del codice penale (Getto pericoloso di cose). Successivamente è stato introdotto l’articolo 272-bis del Testo Unico Ambientale, questo non fissa limiti precisi e uguali per tutti sulle emissioni di odori ma lascia alle Regioni o alle autorizzazioni specifiche il compito di stabilire le misure per prevenire e ridurre queste emissioni nelle industrie o negli impianti che immettono odori nell’aria.
Per rendere il tutto più omogeneo a livello nazionale, il Consiglio del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) ha approvato, nel 2018, il documento “Metodologie per la valutazione delle emissioni odorigene – documento di sintesi”, rivolto, in particolare, agli enti di controllo affinché possano effettuare un’adeguata azione di prevenzione, controllo e valutazione delle emissioni odorigene, tenendo conto delle recenti novità normative, di metodologie valide ed aggiornate, delle esperienze di successo in corso e dell’interscambio di tecnologie disponibili.