Nell’ultima seduta del consiglio regionale è stata approvata la legge cosiddetta sul fine vita; tecnicamente una norma per regolare le “procedure e i tempi per l’assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito”; la Toscana è la prima Regione a dotarsi di un provvedimento di questo tipo.
Tra l’altro un proposta di iniziativa popolare, elaborata e promossa dall’Associazione Luca Coscioni. L’obbiettivo, secondo i legislatori, è quello di assicurare alle persone malate che intendono accedere al suicidio assistito, la necessaria assistenza sanitaria gratuita.
L’impegno finanziario è stato stimato in 10mila euro l’anno, inteso per il triennio 2025, 2026, 2027, il periodo compreso dal bilancio di previsione finanziario della regione. Quindi un totale di 30mila euro.
Una stima che tiene conto del numero di richieste al suicidio assistito nelle annualità 2023 e 2024 e dei costi del personale sanitario e dei farmaci. 2 richieste nel 2023, 5 lo scorso anno. Sono stati quindi previsti 10 casi all’anno e un costo medio a paziente di 850€ e incrementato del 13% di costi imprevisti.
Ma da dove arrivano questi soldi? Tecnicamente sono definiti “mezzi interni”, ovvero sono soldi già considerati in bilancio, in questo caso definiti “sovrabbondanti”. Sono presi all’interno del finanziamento di 150mila euro all’anno, per i tre anni considerati, 2025-2027, destinati ai servizi per le politiche sociali e la famiglia e per gli interventi per la disabilità. Quindi un trasferimento di soldi dal sociale all’assistenza per il fine vita. In sostanza i servizi sociali e la disabilità avranno a disposizione, ogni anno, 140 mila euro anziché 150.
Nella relazione tecnico-finanziaria un passaggio che assicura alla proposta di legge sull’assistenza al suicidio, la piena copertura finanziaria a scapito di un eventuale potenziamento dei servizi sociali e per la disabilità
Massimo Pannocchi