PISTOIA - C’è dolore e incredulità a Pistoia per la morte di Raffaele Marianella, 65 anni, secondo autista del pullman che riportava a casa i tifosi del Pistoia Basket dopo la partita di domenica a Rieti. Una pietra, lanciata contro il parabrezza del mezzo, lo ha colpito al volto uccidendolo sul colpo. Tra un mese sarebbe andato in pensione e sarebbe tornato a vivere a Roma, la sua città natale.
Per la Procura di Rieti sono tre i tifosi accusati di omicidio volontario: Manuel Fortuna, 31 anni, vicecapo della curva Terminillo; Kevin Pellecchia, 20; e Alessandro Barberini, 53, ma un quarto uomo è indagato per favoreggiamento; dai profili social dei fermati emergono riferimenti e simboli legati all’estrema destra.
I tre sono stati indicati da altri sostenitori ascoltati in Questura, ma respingono ogni accusa. Gli investigatori stanno attendendo gli esiti delle analisi scientifiche sulla pietra e il tracciamento dei cellulari per chiarire dinamiche e responsabilità.
Secondo la ricostruzione, tutto sarebbe nato da un coro di sfida tra tifoserie: “Mio fratello è scafatese”, urlato dagli ultras reatini, che avrebbe innescato la reazione dei pistoiesi, legati al gemellaggio con Cento, storica rivale di Scafati. Da lì, la tensione è salita fino al raid improvvisato sulla statale 79, quando un sasso ha colpito Marianella, che sedeva accanto all’autista principale.
Ma ora, a Pistoia come a Rieti, resta soltanto il dolore per un uomo buono, mite, che quella sera stava solo lavorando. Una morte che impone una riflessione amara. Perché non si può più parlare solo di tifo violento o di poche mele marce: siamo tutti un po’ colpevoli.
Colpevoli di un clima che cresce ogni giorno, alimentato dai social, dove le rivalità sportive diventano insulti, sfottò e odio permanente. Colpevoli di aver smarrito il senso più vero dello sport: la passione, il rispetto, il confronto leale.
Ripartire dalle scuole, dall’educazione, dai valori condivisi: è l’unica via per tornare a vedere nello sport non un campo di battaglia, ma un luogo che unisce e non divide.