SAN MARCELLO - Gavinana ha dentro di se un’anima etrusca. A dirlo sono alcuni reperti studiati dall’archeologo pistoiese Giancarlo Jori.
Il lavoro condotto in questi anni da Jori, su quanto rivenuto in uno scavo condotto a fine anni ’60 in località Pecio, non lontano dal centro del paese dell’appennino pistoiese, ha portato a ricostruire una pagina sino ad oggi ignorata; le prime informazioni conosciute infatti sono relative al medioevo.
Cuore di quello che è stato individuato come luogo di fondazione di un insediamento etrusco è una pietra, posta su di una sorta di altare, su cui è incisa una croce che “collega” quattro piccoli incavi. Questo simbolo era infatti realizzato dagli auguri etruschi nei riti di fondazione, analogamente a come avvenuto a Marzabotto, l’etrusca Kainua considerata delle città etrusche più grandi e meglio conservate.
Tutt’attorno la presenza di ceramiche spezzate, frammenti di ossa d’animale, ulteriori elementi che fanno pensare ad una sacralità del luogo.
A rafforzare la ricostruzione, ha spiegato Jori, ci sarebbero un’antica leggenda che raccontava di una frana che in un lontano passato aveva distrutto proprio in località Pecio il primo paese, analogie con altri siti e lo studio delle toponomastica che rimanda alla lingua etrusca (lo stesso nome Gavinana si rifarebbe alla famiglia dei Cavina di Volterra).