PISTOIA - Una voce che affonda nel soul, una chitarra ruvida, e un cognome importante, lo stesso del leggendario B.B. King. Nonostante non ci sia parentela, Marcus King ha portato a Pistoia una vera lezione di blues, aprendo ufficialmente la parte più “blues” della 44esima edizione del Festival.
Il giovane artista del South Carolina, classe 1996, ha incantato Piazza Duomo con un concerto denso di emozioni, tecnica e cuore. Brani tratti dall’ultimo album si sono alternati a vecchi successi, in una scaletta che ha attraversato gospel, southern rock e ballate intense, tutte marchiate da una voce potente e da un talento chitarristico fuori dal comune.
Sul palco, King non ha concesso spazio a effetti speciali: solo musica, passione e un legame viscerale con le radici del genere. Un live sincero, essenziale, autentico.
La piazza ha accolto un pubblico attento e appassionato. Un dato che non passa inosservato: spesso si invoca più blues al Pistoia Blues, ma quando il blues arriva, il pubblico locale si fa un po’ desiderare.
Marcus King, comunque, ha lasciato il segno. Il Pistoia Blues ha ritrovato – almeno per una notte – il suono che gli dà il nome.