BASKET A - Finirà sotto il cielo grigio del PalaBigi. Con l’ultima partita contro la Unahotels Reggio Emilia, domenica si chiude il campionato di Serie A per l’Estra Pistoia.
E’ stata un’annata disgraziata, in campo e fuori. Le responsabilità non sono solo sportive: la conduzione societaria è stata scellerata, con Rowan incapace di dare solidità tecnica e progettuale e le bizze del figlio Maverick, troppo spesso al centro della scena per capriccio, non per merito. Decisioni affrettate, errori di costruzione, promesse evaporate. Un film sbagliato dall’inizio, con una trama che ha escluso i protagonisti veri: la piazza, la storia, l’identità.
Eppure, Pistoia ha lottato. Ha sofferto. Ha resistito. Fino all’ultimo secondo, fino all’ultima curva, con il cuore in gola e la testa alta. Ha cantato “Destinazione Paradiso” come un inno di fede laica, stringendosi attorno a una squadra imperfetta, ma mai arresa. Non è bastato. Ma non si retrocede nella dignità. Non si retrocede nell’amore. Non si retrocede nell’identità.
E allora sì, oggi si scende. Ma si scende a testa alta. E soprattutto non retrocede una città che ha riempito il PalaCarrara anche nei momenti peggiori. Non retrocede chi ha cantato fino alla fine, trasformando la sofferenza in amore incondizionato.
Ora è tempo di ricostruire. Non con rabbia, ma con lucidità. Si riparte da chi conosce il peso e l’onore di vestire il biancorosso. Dal nucleo pistoiese e storico, da quelle radici che in passato hanno tenuto saldo l’intero albero anche durante le tempeste peggiori. Serviranno scelte coraggiose, servirà un progetto solido, servirà ancora una volta la forza del popolo pistoiese.
Il Paradiso, oggi, sembra lontano. Ma Pistoia ha già dimostrato di saperci tornare. Con cuore, sudore e passione. E con quella voce che non smette mai di cantare.