BASKET A2 - Il 2025 della Estra Pistoia è un anno da archiviare in fretta, senza attenuanti e senza alibi. Un anno da dimenticare.
La retrocessione in Serie A2 è stata solo l’epilogo di una stagione dirigenziale segnata da episodi difficili persino da raccontare, una sequenza di scelte sbagliate, silenzi, contraddizioni e fratture che hanno progressivamente svuotato il progetto tecnico e umano del club.
Poi è arrivata l’era Joe David, con nuovi dirigenti e nuovi volti, ma senza che la società riuscisse a ritrovare un’anima. Pistoia ha perso la sua identità più profonda: quella pistoiese. Nei ruoli chiave dell’azienda, come nella costruzione della squadra, si è smarrito il senso di appartenenza, il legame con una piazza che per tradizione chiede competenza, carattere e rispetto. La sensazione è quella di un club che galleggia, privo di una direzione riconoscibile e di una visione condivisa.
Oggi, inevitabilmente, tutto si regge su un solo nome: Stefano Sacripanti. Un grande allenatore, l’unico in grado di provare a tenere insieme i pezzi e a trascinare Pistoia fuori da una classifica che si fa ogni settimana più minacciosa. Ma anche il miglior tecnico ha bisogno di strumenti, di rinforzi, di segnali concreti dalla società.
Ed è qui che il quadro si fa ancora più preoccupante. Mentre le rivali si muovono, si rinforzano o quantomeno tentano di farlo, Pistoia resta ferma al palo. Immobile, in attesa, come se il tempo non fosse un fattore decisivo. Ma il tempo, nello sport, non aspetta nessuno.
Domenica arriva Ruvo di Puglia, una gara che vale molto più di due punti. Una vera partita spartiacque. Ruvo si presenta rinforzata, con l’innesto di Russ Smith e con l’ambizione di chi ha scelto di investire per crescere. Pistoia, invece, arriva con il peso delle proprie incertezze.
Il rischio è evidente: che il 2025 non sia solo un anno da dimenticare, ma l’inizio di un declino più profondo. Per evitarlo servono decisioni immediate, coraggio e assunzione di responsabilità. Perché una piazza come Pistoia può accettare di perdere, ma non di smarrire sé stessa.








