AGLIANA - Nell’omicidio di Alessio Cini, l’operaio 57enne ucciso a sprangate davanti alla soglia di casa e poi dato alle fiamme, non ci fu “crudeltà”. E’ quanto si apprende nelle motivazioni – depositate proprio in questi giorni – contenute nella sentenza con la quale, lo scorso 2 ottobre, la Corte d’Assise di Firenze ha condannato Daniele Maiorino a 24 anni di reclusione per l’omicidio del cognato e vicino di casa.
I fatti – lo ricordiamo – risalgono alla mattina dell’8 gennaio dello scorso anno, quando il 57enne fu trovato morto e semi carbonizzato nel giardino della sua abitazione a Ponte dei Bini, nel comune di Agliana.
Secondo la Corte – quella fu un’azione aggressiva, certamente cruenta, finalizzata a causare la morte, ma non a cagionare sofferenze aggiuntive.
Esclusa così l’aggravante della crudeltà, i giudici non hanno accolto la richiesta dell’accusa dell’ergastolo che era invece stata chiesta dal PM della Procura di Pistoia Leonardo De Gaudio.
Sui motivi che indussero Maiorino ad uccidere il cognato la Corte parla di un “movente biecamente economico” – più volte durante il processo è stato ipotizzato che volesse mettere le mani sulle eredità di Cini, prendendo, dopo la sua morte, la figlia in affidamento – e che a tale scopo, abbia sfruttato un momento in cui Cini si trovava da solo, al buio, senza occhiali e senza giubbotto e in un contesto che considerava sicuro come il cortile di casa.
Maiorino, arrestato con l’accusa di omicidio circa due settimane dopo l’omicidio, si è sempre proclamato innocente. Per questo motivo il suo legale, l’avvocato Katia Dottore Giachino, ha annunciato che presenterà appello.
Omicidio Cini. Depositata la sentenza: “Movente economico”
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