Quando è l’amore a scrivere la storia. A raccontare cioè chi eravamo a partire dal sentimento, ma anche dalle abitudini consumate sotto le lenzuola o in alcove di fortuna, divise tra i doveri coniugali, il piacere, ma anche la mercificazione dell’atto fisico, la trasgressione.
Nasce così con «Amori pistoiesi» (Gli Ori, 2023) di Alberto Melani, mappa della provincia italiana e in particolare pistoiese che, usando le parole dell’autore, «si sente moderna e emancipata e che invece è mediocre e moderata». Capita d’incontrare in questa particolare e piccante geografia personaggi tanto bizzarri quanto comuni: dalle donne che iniziano i ragazzini al fascino del proibito alle «enormi statue di carne» che un tempo popolavano il groviglio urbano che sta tra l’Ospedale del Ceppo, San Lorenzo e San Bartolomeo, allora zona di concentrazione di alcuni dei casini di città.
Ma «Amori pistoiesi», pur presentando celati (ma evidenti) riferimenti a personaggi locali noti a chiunque abbia vissuto quegli anni di ‘tumulto’, è in realtà un viaggio totale in una provincia ovunque uguale tra citazioni colte e raffinate, in una finestra temporale che si apre negli anni del dopoguerra e si chiude alla fine dei Novanta. A caratterizzare la narrazione anche il linguaggio utilizzato, per certi aspetti desueto, in certi casi quasi sconveniente, tutt’altro che politically correct, provocatorio, strumento anche questo utile ad affrescare un tempo ormai sfumato.
Otto distinte sezioni raccontano le diverse declinazioni dell’amore e lo fanno a partire da personaggi spesso anonimi, a volte battezzati con nomi di fantasia che meglio di altri incarnano il vivere l’amore e la sessualità di quel tempo. Ricchissima la distribuzione durante la lettura di citazioni colte pescate ora dal mondo della musica, ora dal cinema oppure dalla letteratura, che ricorda come il libro di Melani sia in realtà un racconto che quasi prescinde dal luogo di appartenenza, fotografia di una società comune a tutte le città di provincia.
Nuova esperienza in veste di scrittore per Alberto Melani, nella vita di tutti i giorni imprenditore della moda alla guida di Club Voltaire, al debutto nelle librerie lo scorso anno con «Maria Melani raccontata dal figlio», a ripercorrere una storia aziendale pistoiese grandiosa che ha saputo ritagliarsi vetrine importanti negli anni Cinquanta-Sessanta vestendo alcune delle dive più affascinanti dell’epoca. E stralci di questa storia ritornano anche in «Amori pistoiesi», con un ancora acerbo Alberto Melani a carpire confessioni quasi proibite fuori dai camerini della sartoria di via Curtatone 55: «C’è un bambino che guarda e ascolta curioso, e che tiene un cucciolo di cane nero sempre in collo. Un bambino che un giorno vede un cliente di sua madre, l’affascinante moglie di un orefice, tirarsi su la gonna per sistemarsi gli elastici del reggicalze, scoprendo lentamente le cosce. Una visione per lui così emozionante che gli rimarrà in testa per tutta la vita».
«Scrivo sull’amore perché è la poesia della vita, perché è la vita stessa – commenta Melani -. Parlo di Pistoia in quanto metafora della provincia. Una provincia che sta morendo: di questa rimane il ricordo di una certa epoca solenne, da rimpiangere o detestare, ma sempre un luogo dove veniva garantita una precisa identità. E dove la tradizione poteva essere paradiso o inferno, bestemmia o preghiera, ma sempre radice. Quello che scrivo sono testimonianze di una provincia che non esiste più attinte da memorie domestiche, da fatti vissuti nei luoghi più comuni: i bar del centro, i barbieri, il salottino da prova di mia madre, il circolo selettivo e alto-borghese delle Stanze, la parrocchia. Se amo la provincia e l’essere provinciale? Sì, anche se da ragazzo sognavo la fuga per andare nelle grandi città. Poi, con gli anni ho cambiato idea. Perché la provincia è un mondo tutto sommato molto più protettivo di quanto non sia il mondo di oggi. Pistoia era paese dell’anima e culla delle illusioni, e di generazioni in cui i vizi e le virtù si ricomponevano in una immagine tanto più comica e tragica del mondo. In provincia si viveva una situazione di amabile immobilità e di incosciente arretratezza. Si poteva essere noi stessi, senza finzione».
La storia di Alberto Melani si scrive sin da bambino nella sartoria della mamma, Maria Melani, dove inizia a lavorare dopo gli studi, dal 1977. Di educazione rigidamente cattolica, vissuto da sempre in ambienti femminili e in una famiglia di stampo matriarcale, ritrova nell’amore per la donna una ragione imprenditoriale. È così che terminato il ciclo Melania, nel 1995 sceglie di fondare con la moglie Cristina il marchio di abbigliamento Club Voltaire dal respiro internazionale. Amante dell’arte, degli animali e della cultura in genere, Melani si definisce un «buon illuminista» nonché «ultimo ambulante della moda».
«Amori pistoiesi» sarà presentato per la prima volta al pubblico giovedì 28 settembre (ore 18) negli spazi del Polo culturale Puccini-Gatteschi di vicolo Malconsiglio. Alla serata insieme all’autore partecipano lo scrittore Claudio Rosati e i giornalisti Simone Gai e Linda Meoni. Previsti momenti musicali con il duo acustico The SunglaSSes e di spettacolo con l’attrice Gaia Perretta. Regista della serata è Patrizia Barghini. I proventi del libro saranno devoluti alla Ail, Associazione Italiana contro le leucemie-linfomi e mieloma.