Una lettera pastorale per spiegare le ragioni e le urgenze profonde che stanno alla base dell'attesa per l'Anno Santo e un cammino di sette tappe – anche interiori – verso il punto di arrivo per la nostra fede: l'incontro con Gesù.
A scriverla è stato il vescovo della Diocesi di Pistoia, monsignor Fausto Tardelli e diffusa nel girono in cui a Compostela si apre l'anno Jacobeo.
Se l’emergenza sanitaria impone limitazioni ai pellegrinaggi e al movimento dei fedeli, si legge, l’anno santo resta un’occasione di conversione per tutti. Anzi, afferma il vescovo Tardelli, da questo tempo «siamo spinti a guardare alle sorti del mondo e al futuro che vorremmo. Tutto questo ci costringe ad entrare più in profondità nelle cose, a guardare dentro noi stessi, a ripensare a tutta la nostra vita. E forse è proprio qui che sta il senso di un anno santo. Questo può essere davvero un tempo di ripensamento interiore; un tempo cioè di conversione; per riporsi le domande di fondo sulla vita».
Un tempo di conversione e rinnovamento che vuole incidere nel cammino della Chiesa pistoiese: «Vedo sempre più urgente ritrovare una fede viva, sentita, personale, gioiosa e missionaria – scrive il vescovo –. È necessario rivitalizzare le comunità parrocchiali perchè siano meno burocratiche e più calde di fraternità e di corresponsabilità; perché ci siano più spazi di familiarità aperta all’accoglienza fraterna. Vedo inoltre la necessità di una maggiore attenzione ai problemi del territorio, al mondo del lavoro, della cultura, dei giovani, al mondo del disagio e della sofferenza; in sostanza, di un dialogo più attento con la società, anche in chiave missionaria e di annuncio della novità del regno di Dio. Infine, mi pare necessario imparare a camminare insieme. La diocesi è fatta di popoli e territori diversi e fa fatica a pensarsi come un insieme, anche a motivo di una accentuata tendenza all’individualismo delle parti».
Continua ancora Tardelli: «Vedo ancora – potrei dire sogno – una chiesa che si radica sull’essenziale. Che seppur si dovesse ridurre nei numeri, acquistasse in capacità attrattiva per la gioia e l’amore che vi si respira. Una chiesa più missionaria, composta da persone che sanno essere lievito di speranza in mezzo agli altri e non smettono di annunciare il vangelo con le parole e con le azioni, sull’esempio dell’apostolo Giacomo. Tutti questi sono alla fine i frutti che ci dobbiamo attendere da questo anno santo».
Il vescovo poi continua nel suggerire un cammino personale e di riflessione che si snoda in 7 tappe. «Il “cammino” che propongo si può compiere anche in famiglia o nel chiuso della propria camera – afferma - ogni tappa può collegarsi ad un luogo sacro diverso oppure muoversi per le strade di Pistoia, seguendo un percorso che va da una chiesa all’altra per concludersi in Cattedrale davanti all’altare di San Giacomo. Un cammino interiore che, alla scuola dell’apostolo Jacopo ci faccia “pregare, ripensare e continuare ad amare”. Che ci faccia innanzitutto pregare di più e più intensamente, ascoltando con maggiore attenzione la parola di Dio e invocando con convinzione il dono dello Spirito Santo; che ci faccia anche ripensare a tutta la nostra vita e al nostro modo essere e di rapportarci con Dio, con gli altri, col mondo e con noi stessi; infine che ci permetta di continuare ed approfondire il nostro amore per il prossimo, spingendoci alla intercessione per i fratelli e le sorelle del mondo e al servizio generoso e disinteressato del nostro prossimo».