La Toscana è stata colpita dall'alluvione, la Pistoiese da più di un terremoto.
In casa orange la prima scossa si è avvertita con l'addio al Direttore Sportivo Gianni Rosati, reo di aver costruito una squadra senza un'identità precisa nonostante i nomi altisonanti ed aver smantellato un gruppo che lo scorso anno aveva compiuto un'autentica impresa con la rimonta quasi compiuta sulla Giana Erminio.
Il ko di Imola infatti gli è stato fatale, così come per mister Manolo Manoni che lascia la panchina dopo due giornate con una vittoria e una sconfitta, ma poche colpe effettive sulle spalle se non quello di essere arrivato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Sicuramente Manoni non è riuscito a dare un'identità a questa Pistoiese, ma in un terreno paludoso come quello degli arancioni in questo momento serve conoscere davvero a fondo l'ambiente e le problematiche che lo circondano.
E' stato forse per questo che il club ha deciso negli addii a Rosati e lo stesso Manoni, per riaffidarsi a due colonne portanti della squadra negli ultimi anni: mister Luigi Consonni da una parte e Andrea Caponi dall'altra.
Due teste fatte fuori dallo stesso Rosati e che oggi tornano in campo grazie al volere forte della società per provare a ripartire dall'identità e il cuore che in queste giornate è tanto mancato in casa orange.
Domenica allo Stadio Melani la Pistoiese è chiamata a vincere contro il Certaldo e provare a prendere continuità sul piano dei risultati piuttosto che in quello delle prestazioni perché il tempo degli errori deve essere lasciato alle spalle se la squadra vorrà puntare alla vetta del campionato, ora a -7.
Gli ospiti sono reduci da due sconfitte consecutive ed occupano il penultimo posto del girone.
Una formazione non irreprensibile che la Pistoiese dovrà necessariamente battere domenica alle 14.30 allo Stadio Melani senza tuttavia il suo numero 10, Daniele Ferrandino, rescisso venerdì dalla società dopo già qualche settimana in cui era sparito dai radar.
L'ennesimo terremoto per la Pistoiese che adesso deve trasformare le scosse distruttive in costruttive, per dovere nei riguardi di un tifo che non ha mai smesso di incitare la squadra e ad uno stemma storico che merita ben altri piazzamenti, rispetto ai bassifondi della Serie D.