• Le Messe al via entro fine mese, intervento di Giorgio Federighi


    07/05/2020 - La data ipotizzata da alcuni è il 31 maggio

    Le Messe al via entro fine mese, intervento di Giorgio Federighi

    Sono particolarmente contento dell’accordo ormai raggiunto tra Presidenza del Consiglio e Conferenza Episcopale Italiana, così bene espressa nel comunicato del Cardinale Bassetti del 30 Aprile, il cui contenuto, per quanto possa valere il mio modesto parere, condivido in pieno nella forma e nella sostanza. A scriverlo in una nota inviata alla stampa è Giorgio Federighi, ex presidente del consiglio comunale di Pistoia e presidente del Cipes, il Centro d'Iniziativa Pistoiese per l'Economia ed il Sociale. Ho anche letto della fermezza, vorrei dire eleganza, scrive ancora Federighi, con la quale i vescovi della Sardegna hanno preso le distanze dalla posizione con la quale il Presidente di quella Regione si era detto pronto ad “aprire il giorno dopo”. Atteggiamento strumentale, almeno quanto quello di chi pretendeva di vedere una contrapposizione tra il comunicato della CEI e le parole del Papa da S. Marta di qualche giorno dopo.

    La questione sembra finalmente risolta, l’Avvenire titola “Le Messe al via entro fine mese”, ho visto che qualcuno già ipotizza la data di Domenica 31 Maggio, festa della Pentecoste, così significativa per e nella vita della Chiesa. Tra l’altro, proprio in questi giorni, il funerale di un mio carissimo amico ha potuto finalmente essere celebrato in Chiesa, sia pure con tutte le cautele e le limitazioni previste. Fatta questa premessa, sarei però ipocrita se non esprimessi il mio disappunto per qualcosa che ho letto ed udito in proposito, addirittura prima, durante ed immediatamente dopo la famosa, da molti ritenuta un po’ sconclusionata, conferenza stampa per la presentazione da parte del Presidente Conte dell’ennesimo DPCM del 26 Aprile scorso. Non è questo il luogo, e probabilmente non sarei troppo attrezzato per farlo, per discutere se il ricorso a questi DPCM costituisce lesione della libertà personale, tanti costituzionalisti ci si sono avventurati, con posizioni sinteticamente riconducibili alcuni al sì, altri di ugual valore per il no, altri ancora per il ma. Non sono mancati alcuni che hanno virato nel giro di pochi giorni, peggio ancora chi ha tirato in ballo addirittura la Presidente della Corte Costituzionale, nell’ambito di un pregevole intervento da questa svolta per la presentazione dell’attività di quel sempre più importante e rilevante organo costituzionale. Non nascondo di aver avuto la sensazione che ci stessimo avvitando in discussioni formali, mentre tanti altri sono e ancora restano sul fronte di un’emergenza così drammatica, diffusa ed estesa nello spazio e, purtroppo, anche nel tempo, da evocare il Diluvio Universale.

    Particolarmente commoventi ho trovato le testimonianze dei Vescovi di Pinerolo e Caltagirone, pesantemente colpiti dal Coronavirus.

    Sarei però ipocrita, dicevo, se non manifestassi il mio disagio nell’aver letto , ripeto addirittura prima dell’intervento di Conte, anche nella nostra realtà diocesana, frasi apodittiche, del tipo “attacco alla libertà di culto”, uso di verbi come ESIGE, rappresentazioni della realtà dei cattolici in Italia equiparabile a quella di sudditi, fino a dover leggere che “ci sono varie tipologie di dittatura, quella fascista o comunista e quella buonista manifestata da Conte nei confronti del popolo di Dio. Qualcuno la chiama dittatura del relativismo …” Meno male così non è stato, non è, né lo sarà. Grazie alla saggezza della Conferenza Episcopale Italiana, con la speranza, parlo a me per primo, che questo periodo di forzata astinenza dalla partecipazione alla celebrazione eucaristica sacramentale, ci faccia capire nel profondo il significato delle parole del Papa quando alcuni giorni prima, durante la celebrazione eucaristica in Santa Marta ci ricordò che “questa è la Chiesa di una situazione difficile, essendo l’ideale della Chiesa, sempre con il popolo e con i sacramenti. Sempre” Ne saremo capaci? Altrimenti, dovremmo amaramente concludere che il can can che anche su questo argomento si è sviluppato, è un altro ennesimo sgradevole capitolo di un confronto tra posizioni politiche diverse, anche recentemente contrassegnato dalla sventolio di coroncine e immagini sacre in occasione di comizi e manifestazioni similari.


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