Iron&Logistics, i lavoratori in assemblea permanente da ieri sera ( lunedì 4 novembre).
Nell'azienda di Stazione di Montale i lavoratori sono iscritti al sindacato Sudd Cobas, che spiega: " é una stireria conto terzi per noti brand della moda a conduzione italiana. I lavoratori e le lavoratrici sono entrati in assemblea permanente contro lo smantellamento dello stabilimento. É troppo forte il sospetto che l'azienda stia cercando di "scappare" a fronte delle centinaia di migliaia di euro di debiti nei confronti dei propri lavoratori e lavoratrici.
Nelle ultime settimane i lavoratori e le lavoratrici hanno visto la fabbrica svuotarsi di volumi, mentre nessuna nuova commessa entra. La società non è stata in grado di fornirci alcuna spiegazione plausibile a quello che sta accadendo, limitandosi a rassicurazioni che non trovano alcun riscontro. I volumi sono stati spostati altrove, mentre è facile sospettare che anche i macchinari potrebbero essere portati via da un momento all'altro".
LA STORIA.
"La Iron&Logistics - spiegano i Sudd Cobas - era passata alle cronache nell'autunno del 2022 quando l'azienda decise di licenziare tutti gli iscritti al sindacato che avevano osato scioperare contro il mancato pagamento degli stipendi e la creazione della "bad company" Iron Group in cui la società voleva trasferire i contratti di tutti i lavoratori . Ne nacque una dura vertenza con due mesi di presidio sindacale ai cancelli, con l'azienda che in sordina provò a smantellare lo stabilimento di Prato in via Ciulli per trasferirsi a Stazione di Montale dopo aver fatto "pulizia" dei lavoratori scomodi. Seguì l'intervento dell'Unità di Crisi della Regione Toscana e lo sciopero si concluse dopo due mesi con la firma di un accordo in sede di Regione Toscana che prevedeva il progressivo reintegro dei lavoratori licenziati. Dopo pochi giorni, una volta effettuato il trasferimento dello stabilimento nel pistoiese, l'azienda annunció pubblicamente che non avrebbe rispettato l'accordo con il sindacato firmato con la mediazione della Regione Toscana. Alla fine del 2023 ci pensava il Tribunale del Lavoro di Prato a dichiarare illegittimi tutti i licenziamenti dei lavoratori accusati - come nel caso della Texprint - di aver scioperato e picchettato i cancelli dell'azienda. L'azienda veniva quindi condannata alla reintegra ed al pagamento di risarcimenti da centinaia di migliaia di euro. Neanche un euro però ad ora è stato pagato per risarcire i lavoratori vittime di un licenziamento ingiusto ed antisindacale.
Nel frattempo, l'azienda aveva approfittato della provvisoria eliminazione del sindacato in fabbrica per tornare a non pagare gli stipendi e negare diritti ai dipendenti rimasti a lavoro.
A Marzo di questo anno anche i lavoratori e le lavoratrici che nel 2022 erano rimasti lontani dalle agitazioni, si iscrivevano al Sudd Cobas e scioperavano per rivendicare il pagamento dei propri stipendi ed opporsi all'ennesima operazione societaria che stava vedendo i loro contratti di lavoro passare da un giorno all'altro passare da una "fake company" in appalto ad un altra.
Al momento oltre ai risarcimenti per i licenziamenti illegittimi, l'azienda deve pagare decine di migliaia di euro di assegni familiari non saldati, oltre differenze retributive di vario genere e stipendi arretrati"