Daniele Maiorino, artigiano restauratore, titolare di una ditta individuale che si occupa di infissi, era a ristorante con la famiglia, a mangiare del sushi per pranzo, con la moglie, casalinga, la figlia diciottenne studentessa di quinta superiore, ed anche... la nipotina quattordicenne, figlia di Alessio Cini, quando è stato raggiunto da una telefonata dei Carabinieri di Pistoia, che lo invitavano a recarsi in Caserma, per la firma di alcuni documenti relativi a del materiale sequestrato.
Maiorino si è dunque recato al comando dove però è stato eseguito a suo carico il decreto di fermo intorno alle 14 di pomeriggio. Dopo un lungo colloquio tra Maiorino e il proprio difensore, l’avvocato Katia Dottore Giachino del foro di Prato, durato dalle 16 fino alle 22, è iniziato l’interrogatorio, durato circa 4 ore, conclusosi alle 2 di notte, durante il quale l’uomo avrebbe risposto a tutte le domande degli inquirenti, dichiarandosi però sempre innocente e completamente estraneo all’accusa di omicidio volontario. Anzi, avrebbe insistito nell’ipotizzare altre persone responsabili dell’assassinio del cognato, così come aveva lasciato intendere, a pochi giorni dal fatto, ai microfoni di Ore14, programma pomeridiano di Rai2.
Per gli inquirenti invece sarebbe maiorino il responsabile della more di Cini: unico reddito in famiglia, con l’omicidio avrebbe voluto mettere le mani sull’eredità del cognato.
E così al termine del lungo interrogatorio Maiorino è stato tradotto al carcere di Santa Caterina.
Lunedì mattina davanti al giudice per le indagini preliminari è prevista l’udienza di convalida del fermo.
Marta Quilici