Da solo nella propria auto Daniele Maiorino ripercorreva ad alta voce tutte le fasi dell’omicidio del cognato: i momenti dell'aggressione, l'immagine del sangue, le fiamme.
È grazie anche alle intercettazioni ambientali all’interno dell’auto dell’uomo, 58enne, originario di Prato ma residente ad Agliana, che gli inquirenti – i Carabinieri di Pistoia, coordinati dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio – hanno potuto emettere nei suoi confronti un decreto di fermo per l’omicidio di Alessio Cini, 57 anni, tecnico in una ditta tessile a Prato, trovato morto la mattina di lunedì 8 gennaio, semicarbonizzato davanti alla villetta trifamiliare di Ponte dei Bini, ad Agliana, nella quale abitava al primo piano, insieme alla figlia adolescente. Al piano inferiore il cognato (marito della sorella della ex moglie di Cini) insieme alla sua famiglia.
Il movente dell’omicidio sarebbe stato di natura economica. Secondo gli inquirenti Maiorino avrebbe voluto mettere le mani sull’eredità di Cini, pensando che, alla sua morte, la figlia quattordicenne avrebbe potutto essere affidata alla sua famiglia – come è di fatto avvenuto in questi giorni - e dunque avrebbe potuto amministrarne il patrimonio.
Tra le 5.52 e le 5.59 della mattina – questa l’ora della morte - Maiorino avrebbe atteso Cini fuori casa sorprendendolo da dietro con un colpo alla testa, probabilmente con una spranga, infierendo su di lui una volta a terra e quindi dandogli fuoco, quando, seppur probabilmente incosciente, era ancora vivo.
L’accusa nei suoi confronti è di omicidio volontario aggravato dal vincolo di parentela con la vittima e dall'aver agito con sevizie e crudeltà.
Per il momento è l’unico fermato: non si sospetta ad oggi il coinvolgimento o il favoreggiamento di altre persone
Marta Quilici