È iniziato al tribunale di Pistoia il processo relativo alla maxi indagine sul caporalato in Toscana coordinata dalla Procura della Repubblica di Pistoia e denominata “Black Wine” (vino nero).
Otto le persone a processo, di cui 5 accusate di reclutare manodopera al nero, il cui vertice risulterebbe essere un cittadino pakistano di 50 anni residente ad Agliana, titolare dell’azienda “Servizi Agricoli Pk Verde” e 3 professionisti (commercialisti e consulenti del lavoro che esercitavano tra Lucca, Pisa e Firenze).
L’inchiesta ha avuto inizio nel novembre del 2018, quando la Squadra Mobile della Questura di Pistoia ha fermato quattro furgoni che trasportavano 31 persone (quasi tutte richiedenti asilo o con permessi umanitari) provenienti dal Gambia, Mali, Costa D’Avorio, Nigeria, Marocco, Tunisia, Pakistan,... salite su quei mezzi tra le 5 e le 6 del mattino, per poi andare a lavorare in oliveti e vigneti tra Montemurlo, Empoli, Vinci, Bagno a Ripoli, e altre zone del senese, dell’aretino e della lucchesia.
Da lì il pubblico Ministero della Procura di Pistoia Giuseppe Grieco, ha condotto un’indagine, particolarmente articolata e complessa, con circa 500 conversazioni intercettate, che avrebbe porato alla luce un vero e proprio traffico di braccianti impiegati, con paghe bassissime e senza regolare copertura assicurativa e contributiva, per fornire manodopera a varie aziende agricole toscane.
Il collegio giudicante, presieduto dal giudice Billet ha fissato la prossima udienza per il 18 gennaio alle ore 9.00
Marta Quilici